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Il metodo FreMAN: una nuova frontiera per il vino
Il mondo del vino è in continua evoluzione, e tra le innovazioni più discusse degli ultimi tempi c’è il metodo FreMAN, ideato dal Maestro Giuseppe Vessicchio. Questo approccio si basa sull’idea che la musica possa influenzare positivamente le caratteristiche organolettiche del vino. Vessicchio sostiene che le frequenze musicali possano intervenire sull’equilibrio chimico del vino, migliorando i tannini e i polifenoli. Ma quanto c’è di vero in questa affermazione?
Un esperimento di degustazione
Per testare l’efficacia del metodo FreMAN, è stato condotto un esperimento di degustazione comparativa tra il Montepulciano d’Abruzzo DOC “Sesto Armonico”, prodotto secondo il metodo di Vessicchio, e un vino omologo, il “Ca’ Natura”, della stessa cantina. Entrambi i vini condividono la stessa varietà d’uva e un processo produttivo simile, ma differiscono nel tempo di affinamento e nell’applicazione del metodo FreMAN. Il primo ha un affinamento di otto mesi, mentre il secondo di sei. I risultati della degustazione hanno rivelato che, nonostante le aspettative, i due vini erano praticamente indistinguibili sia al naso che al palato.
Critiche e considerazioni sul metodo
Le affermazioni di Vessicchio riguardo alla “catalisi ristrutturativa” e al miglioramento delle caratteristiche organolettiche del vino non hanno trovato riscontro nei risultati dell’assaggio. Questo porta a interrogarsi sull’effettiva scientificità del metodo FreMAN. È possibile che si tratti più di una strategia di marketing che di un’innovazione reale nel settore vinicolo? La mancanza di differenze significative tra i due vini suggerisce che, al momento, il metodo FreMAN potrebbe essere considerato più uno storytelling accattivante che una vera e propria rivoluzione nel mondo del vino.