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Davide Caranchini, classe 1990, ha maturato sin dalla più tenera età grande passione, quella per la cucina. Per necessità e seguendo attentamente e prontamente entrambe le nonne (una delle quali cucinava nella casa del sindaco di Como), ha fatto crescere un’ indiscutibile passione nell’ambito culinario.
Arrivato il tempo delle superiori, Davide ha deciso di iscriversi all’istituto alberghiero Gianni Brera di Como per inseguire quello che ero il suo sogno più grande. Lungo il periodo di questi anni, ha lavorato soltanto nei weekend e d’estate, durante le vacanze, nei ristoranti vicino alla sua zona.
Esperienze di Davide Caranchini
Diplomatosi non ha perso nemmeno un secondo di tempo e ha incominciato così con l’inviare diversi curriculum fino a che, un giorno, fu chiamato e così preso a lavorare a Londra, prima in un ristorante stellato italiano chiamato “Semplice“, poi al “Maze” di Gordon Ramsay dove gli fu proposta come prova un’intera giornata ai fornelli mentre il proprietario e la famiglia aspettavo i preparati direttamente a tavola.
Qui, alternando tra cucina inglese, francese, giapponese e thai, vi restò per sei mesi. In seguito fu chiamato da un altro importante ristorante, stavolta a Parigi, con il nome di “Le Gavroche” come chef de partie agli antipasti dove ha perfezionato l’ambizione per i piatti semplici e come poterli cuocere nel migliore dei modi.
Successivamente, cenando assieme allo chef Heinz Beck, proprietario de “L’Apsleys”, si accorse della bellezza che si poteva creare nell’ambito dei dolci, ne parlò con lo chef Massimiliano Blasone e lui poi decise così di proporgli uno stage di sette mesi in pasticceria.
Terminata quest’ultima esperienza, si trasferisce per lavorare al “Galvin of Windows” per impratichirsi nella cucina asiatica grazie al maestro coreano specializzato in dashi e kimchi. Ancora poi al “Noma” (a Copenhagen), al tempo al suo massimo dello “splendore”, dove ha riscoperto quali erano le sue origini culinarie.
Tornato finalmente a casa, diventa dapprima cuoco al “Acquadolce di Carate Urio”, poi a Cernobbio al “Casa Santo Stefano”.
Terminate le varie straordinarie esperienze, decide di aprire un ristorante a Cernobbio col il nome di “Materia“. Ad accompagnarlo in questo nuovo traguardo ci sono stati il fratello e la sua fidanzata Ambra.
Il ristorante Materia
Come stile culinario ha deciso di adottare un delicato equilibrio tra i gusti amari e quelli acidi. Un esempio pratico di questa trovata sono l’insalata di cavolo rosso accompagnata con midollo affumicato, caviale e latte di mandorle amare.
Caranchini sostiene che ci sono tre percorsi di degustazione: per i vegetariani il “Green Power”, per i palati più tradizionali il “Classico” ed infine, la “Sperimentazione” dove azzarda a creare accostamenti insoliti senza esagerare ma seguendo sempre le linee guida della cucina.
Ora, afferma il giovane chef Davide Caranchini, che ha raggiunto l’obiettivo che si era prefissato sin da piccolo e per il quale ha lavorato duramente, con estremo impegno e dedizione. Non avrebbe mai immaginato che in poco tempo il ristorante “Materia”, aperto da quattro under 30 e in più nella famosa e rinomata città di Como, avrebbe riscosso così tanta stima ed importanza.
Ed è proprio per questo che sostiene e sostengono di aver compiuto un’ottima trovata. Quella che prima era solo un’idea è stata trasformata in realtà portando ad una città come questa un genere di ristorazione fresca e nuova, una cucina che utilizza i prodotti che offre la terra e una mentalità più aperta dovuta alle tante esperienze avute in giro per il mondo.
Riconoscimenti
Davide Caranchini è stato eletto “Giovane dell’anno” della Guida dell’Espresso ed è stato inserito anche da “Forbes” nella lista “30 under 30” dei giovani chef capaci di cambiare il mondo.
Un altro riconoscimento è stato dato dalla prestigiosa guida gastronomica di Parma che lo ha fatto entrare sul Lario che poi l’ha portato a vincere una stella Michelin.
Si è accalappiato anche tre cappelli per l’Espresso e due forchette gambero rosso.