Secondo una recente indagine di Coldiretti, il mercato di falso Made In Italy legato all’agroalimentare è aumentato del 71% rispetto all’ultimo decennio raggiungendo un valore che supera i 100 miliardi. La pirateria internazionale che utilizza la bandiera del Made in Italy come garanzia di qualità si è espansa notevolmente, taroccando parole, colori, località e immagini (per non parlare delle denominazioni protette e le ricette specifiche) per aumentare il proprio business.
Indagine Coldiretti Made in Italy
In occasione della presentazione dei nuovi obblighi sulle etichette alimentari, approvate dalla legge dell’11 febbraio 2019, il presidente Coldiretti Ettore Prandini e Luigi di Maio hanno colto l’occasione per divulgare i dati preoccupanti del mercato del falso made in Italy. Secondo il presidente Coldiretti, la causa scatenante di questo fenomeno sarebbe il buon nome di cui l’Italia e la sua cucina gode all’estero la cui conseguenza è il proliferare di imitazioni low cost. Ad aggravare la situazione di aggiungono tensioni politiche – non ultimo, l’embargo russo – che ha portato ad un incremento della produzione fake di mortadella, salame, Burrata e altri ingredienti basilari della dieta italiana e mediterranea. L’esempio più eclatante è la commercializzazione in Canada del Parmigiano Reggiano con l’etichetta di “Parmesan”.
La prima conseguenza del fenomeno si ripercuote sull’export italiano: il mercato dell’agroalimentare nel 2018 ha sfiorato i 42 miliardi euro, con un tasso di crescita dell’ 1,8% rispetto all’anno precedente: anche se si tratta di dati incoraggianti, il numeri sono in calo rispetto al 2017, quando era stato registrato un aumento del 7%. Come ha sottolineato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini, stando alle recenti statiche, sugli scaffali all’esterno ogni prodotto italiano ce ne sono tre falsi.
Come combattere il fenomeno
La nuova legge n.12 con la sua stretta sull’etichettatura che devono avere tutti i prodotti Made in Italy è un passo fondamentale non solo per acquisire nuova credibilità agli occhi della Comunità europea, ma soprattutto per eliminare progressivamente l’Italian surrounding: si tratta di un fenomeno che colpisce, seppur in maniera diversa, numerosi prodotti agroalimentari tipici della cultura culinaria italiana, dall’Olio Extravergine di Oliva, sughi e soprattutto la ricetta della pasta.
Nella top 5 dei prodotti più imitati, secondo l’indagine Coldiretti pubblicata a febbraio 2019, ci sarebbero:
- Formaggi: i più amati sono proprio il Parmigiano Reggiano e il Grana Padano; stando alle stime divulgate, la produzione dei fake supererebbe quella degli originali con un mercato di smistamento che trova tra i principali acquirenti soprattutto gli americani.
- Salumi: la mortadella è tra gli insaccati più desiderati ed esportarti.