Alberto Gipponi, famoso chef italiano, è nato a Brescia ed ha 39 anni. Il suo lavoro nel’ambito culinario non è incominciato così presto ma solo qualche anno fa.
Alberto Gipponi e gli inizi
Aveva intrapreso gli studi di sociologia all’università per poi arrivare a lavorare in ambito sociale e suona la chitarra. Dopo qualche anno si accorge che forse non era poi così bravo e si butta tra le braccia di un’altra passione che prima aveva accantonato: quella della ristorazione.
Inizia così a lavorare da stagista nei weekend al ristorante “Orsone” di Joe Bastianich (in Friuli Venezia Giulia), per poi passare per un anno al “Nadia” di Castrezzato, più vicino a casa.
Un giorno però decide di proporre una ricetta ad un concorso dove colpisce tutti ma soprattutto lo chef stellato Massimo Bottura che lo spinge a realizzare il suo grande sogno.
Da questa esperienza si apre per Alberto Gipponi un mondo di opportunità. Comincia a marcare in stile Kantè il suo chef consigliere che lo porterà poi, qualche mese dopo, a lavorare nella sua “Osteria della Francescana” (tre stelle Michelin) a Modena, dove rimane per un lungo anno.
Alberto Gipponi e Dina
Dopo tutte queste esperienze, finalmente decide di aprire un ristorante tutto suo con il nome di “Dina” (il nome di sua nonna) a Gussago in provincia di Brescia.
La struttura esterna si presenta semplice, tanto che c’è un semplice campanello al lato della porta ed in alto il nome del ristorante dipinto sul muro.
Per quanto riguarda invece l interno, possiamo trovare dapprima una sala di decompressione dove si viene accolti direttamente dallo chef, poi c’è una sala chiamata “Sala della noia e dell’attesa” dato che funge da passaggio tra l’entrata e le sale dove gli ospiti saranno pronti per mangiare. Infine troviamo finalmente tre ambienti adibiti per la cena dove troverete due tipi di menu degustazione composti dalle 5 alle 7 portate.
Il menù da 5 prende il nome di “Tutto ci passa attraverso e ci cambia”, invece l’altro da 7 “Stay foolish non hungry”. Qualora non si optasse per questi due, gli ospiti posso ordinare alla carta anche se non sapranno bene cosa staranno per mangiare dati gli inusuali nomi attribuiti agli impeccabili piatti.
Qualche esempio può essere:”C’è qualcosa che non quaglia”, “Ne mangerei un bidet” oppure “Vi rode il fegato (invidia)” e tanti altri nomi strambi ancora.
Il “C’è qualcosa che non quaglia” è un piatto che funge da dessert di quaglia al miele con crumble di cacao e whiskey, ricoperta con crema di pinoli, caramello, mou alla salvia e gelèe di whiskey in un brodo di spezie.
Invece, “Ne mangerei un bidet” è un primo piatto composto da caso cassonetti con crema di formaggio stagionato 43 mesi. Il “Vi rode il fegato (invidia)” è un secondo fatto di fegato di fassone accompagnato da una salsa bordolese, noci tostate, cipolle fritte, estrazione di mela e mela alla curcuma.
In questo bellissimo luogo lo chef inizia a sperimentare composizioni azzardate che si sono riscontrate, però, eccellenti. Una specialità impeccabile di questo genere è ad esempio la cozza posta su di un dolce. Poi chiaramente di piatti accompagnati con sregolatezza accattivante e vincente ce ne sono molti altri.
La sua cucina è assai raffinata dalla quale traspare l’immancabile e indiscutibile tecnica che accompagna la composizione di piatti semplici mixati con accostamenti più elaborati e impeccabili. È proprio questa l’arma vincente che contraddistingue lo chef Alberto Gipponi dai tanti altri esperti in materia.
Riconoscimenti professionali
Quest’apertura fu coronato da diversi successi come la nomination di novità da parte del Gambero rosso che gli assegna anche il 75-cucina 45, poi c’è il premio “Sorpresa dell’anno” per la guida “Identità golose 2019“ed infine, dall’Espresso viene proclamato “Novità dell’anno” e gli assegna i due cappelli.
Infine, ma non meno importante, i clienti lo hanno votato su TripAdvisor con la bellezza di 4,5 stelle su un totale di cinque. Invece sulla piattaforma “The Fork“, è quotato 9,4 stelle su un massimo di 10.