Un recente studio portato avanti dal professore associato del dipartimento Food Sciente dell’università danese di Aarhus – Qian Janice Wang – ha sottolineato come l’esperienza culinaria possa essere esaltata e favorita anche e soprattutto da un buon accompagnamento musicale. La notizia, divulgata durante un convegno di settore, è frutto di un’importante ricerca condotta su ristoranti danesi e non solo.
Esperienze sinestetiche
La notizia che il cibo sia in realtà un’esperienza sinestetica è stata divulgata durante la MasterClass danese, tenutasi poco prima della presentazione di quasi 30 ristoranti che, in differenti paesi, hanno conquistato una o più stelle Michelin (e che è stato riportato nel “sacro” libro rosso della guida 2019), premiando ben 64 realtà ristoratrici differenti.
“Si mangia con tutti e cinque i sensi“: ecco come potrebbe essere riassunto il lungo incontro e l’esposizione della ricerca che ha preso in esame un campione di ben 24 ristoranti – in Danimarca, Sveglia, Norvegia, Islanda e Finlandia – tutti premiati come eccellenza del settore. Sarebbero quindi spiegati comportamenti come la maggiore tolleranza di un conto elevato di fronte ad una mise en place più curata e con il cibo al centro. Inoltre, per esaltare l’esperienza culinaria di ciascun piatto, bisognerebbe accompagnarlo con il giusto ritmo musicale. Citando lo studio del compositore giapponese Ryūichi Sakamoto, se in un ristorante viene diffusa una musica molto ritmata (rock o pop), i clienti saranno invogliati a bere di più a discapito di una consumazione di cibo decisamente più esigua; al contrario la musica jazz con i suoi toni pacati favorisce il rilassamento e un bere più meditativo.
Esperienze di gourmet sonoro
L’abbinamento tra piatti e sottofondo musicale è noto da tempo e la sensazione che esistesse una correlazione tra i due è valida da tempo: tuttavia lo studio sopra citato non fa altro che comprovare scientificamente quello che in molti avevano sospettato da tempo. Infatti, le cosiddette esperienze di gourmet sonoro si prefiggono l’obiettivo di associare ad un determinato piatto, un accompagnamento musicale che ne possa esaltare la rapidità di fruizione e i sapori. A questo proposito, la teoria dei colori regna sovrana, guidando gli chef negli impiattamenti dai più tradizionali a quelli contemporanei in cui possono usare di più. Il primo a dare un proprio parere, senza disporre di basi scientifiche, era stato il compositore Rossini fautore e promotore del binomio cibo e musica fin da tempi insospettabili.