La quarta edizione dei Campionati di Cucina Italiana si è conclusa brillantemente anche quest’anno. Dal 16 al 19 febbraio, presso il Rimini Expo Centre, la gara culinaria nazionale più vasta del circuito WorldChefs ha ospitato all’interno della manifestazione Beer Attraction, area Food Attraction, diversi contest. Uno in particolare è alla sua seconda edizione: il concorso “Ragazzi Speciali” organizzato dalla FIC (Federazione Internazionale Cuochi) e dal Dipartimento Solidarietà Emergenze FIC.
Cucina fredda e calda
Nel progetto hanno creduto fin da subito il presidente FIC, Rocco Pozzuolo, e il presidente Unione Regionale Cuochi Lazio nonché noto chef, Alessandro Circirello. Si tratta di una gara aperta a tutti gli studenti down, ritardati mentali e autistici interessati al mondo culinario e iscritti alla scuola alberghiera. I giovani aspiranti cuochi hanno potuto scegliere di partecipare a due competizioni: una di Cucina fredda e una di Cucina calda. La prima si è svolta nell’area Artistica della manifestazione, la seconda sul palco centrale dei Campionati della Cucina Italiana.
I partecipanti si sono cimentati nella preparazione delle ricette più disparate, potendo contare sull’aiuto di un compagno di classe e seguendo la guida di un tutor proveniente dalla propria scuola. A giudicare i piatti è stato un cuoco ed esperto di gastronomia di fama internazionale, Fabio Tacchella, già general manager della squadra NIC (Nazionale della Federazione Italiana Cuochi). Facevano parte della commissione anche altri giudici del gruppo WorldChefs.
Un assaggio del mondo del lavoro
L’idea dei Campionati della Cucina Italiana per ragazzi speciali è quella di dare ai giovani disabili la possibilità di mettersi alla prova. I concorrenti arrivano infatti dai corsi di “Progetto Autonomia”, un’iniziativa del Dipartimento Solidarietà Emergenze della Federazione Italiana Cuochi Basilicata. Gli studenti hanno dimostrato impegno ed entusiasmo nel frequentare le lezioni, durante le quali hanno appreso una serie di conoscenze teoriche e abilità tecniche fondamentali per lavorare nel mondo gastronomico, e che vanno dalla preparazione di piatti complessi e dal delicato equilibrio al semplice fare la spesa.
L’intero percorso ha avuto ottimi risultati, rappresentando per gli studenti un’esperienza extrascolastica in cui applicare i concetti appresi tra i banchi di scuola e crescere personalmente con un primo assaggio del mondo del lavoro. Due obiettivi, quello dell’esecuzione pratica e quello dell’interazione coi potenziali colleghi, che sono primari nel programma educativo dedicato ai ragazzi disabili.
La cucina è innanzitutto una disciplina, e come tale fa bene all’anima. Nella pratica ai fornelli, insegna a lavorare con ordine, a scegliere tra i vari sapori e combinarli in un insieme che sia più della semplice somma di ingredienti, a creare qualcosa di bello e gratificante per gli occhi e non solo per il palato. Anche la mente del cuoco viene nutrita: gli aspiranti chef hanno maturato un senso di responsabilità, hanno sperimentato la propria autonomia e guadagnato autostima. Un aspetto in particolare è curativo per la limitazione in cui i malati di autismo, sindrome di down e ritardo mentale rischiano di cadere: la condivisione, a partire dalla tavola.