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Scambia Cibo è il nuovo progetto per costruire una community digitale contro lo spreco.
L’idea è nata a Bologna ed è stata presentata per la prima volta al Sana, la fiera bolognese del biologico che si è conclusa pochi giorni fa. Il progetto sfrutta le potenzialità del Web per creare una rete di persone disposte a scambiarsi alimenti prossimi alla scadenza. Una mossa intelligente contro lo spreco di cibo e denaro.
La novità bolognese si basa su una piattaforma online, il sito scambiacibo.it, a cui i consumatori privati possono iscriversi fornendo solo alcuni dati per la geolocalizzazione.
Se ti rendi conto di avere nel frigorifero un prodotto che si avvicina alla data di scadenza e temi di non consumarlo in tempo, scatta una foto e postala su scambiacibo.it per mezzo del tuo account. A questo punto devi solo aspettare che un altro consumatore ti contatti proponendoti uno scambio con uno dei prodotti che ha in casa.
Nemmeno gli italiani, amanti della buona cucina, sono immuni allo spreco alimentare.
Nel 2017, in occasione della Giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare, sono stati presentati i questionari compilati da 430 famiglie della penisola. Si trattava di una griglia nella quale annotare dettagliatamente il cibo sprecato, specificandone tipologia e quantità giorno per giorno. Un esperimento durato 9 mesi, da marzo a dicembre.
Si è scoperto che gli italiani sprecano molto meno cibo che in passato, ma non sono del tutto esenti da questo brutto vizio.
Ogni famiglia butta via in media 84 chili di alimenti all’anno, perché sono scaduti o perché non pensano di consumarli in tempo. L’equivalente di 36 chili a persona. Nell’ultimo anno siamo riusciti a risparmiare 110 euro a persona facendo una spesa più oculata e consumando con attenzione; eppure a livello nazionale sprechiamo ancora 2,2 tonnellate di cibo all’anno, che ci costa 8,5 miliardi di euro.
Insomma, lo 0,6% del PIL.
Una bella fetta del cibo che sprechiamo ogni anno proviene dalla grande ristorazione e dalle imprese del mondo gastronomico. Nel 2016 è entrata in vigore la legge Gadda (n. 166/2016), con la quale lo Stato italiano ha introdotto degli sconti burocratici e degli sgravi fiscali per gli esercizi che donano cibo con scopi di solidarietà. Le imprese che destineranno parte del loro cibo in avanzo ad organizzazioni caritative e ai bisognosi non dovranno più comunicarlo preventivamente all’Agenzia delle Entrate.
Basterà avvisare a fine mese dell’ammontare delle donazioni. Non si deve dichiarare niente se si dona un quantitativo di cibo inferiore ai 15 mila euro o se è cibo deperibile. E possono essere ceduti anche gli alimenti classificati come TMC – vale a dire quelli che hanno raggiunto la data di scadenza, ma sono ancora commestibili entro un termine minimo di conservazione.
I Comuni potranno inoltre ridurre la Tari in favore delle aziende che dichiarano di aver effettuato una o più donazioni.