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Negli ultimi mesi, la questione delle pastaie di Bari ha suscitato un acceso dibattito, noto come “orecchiette-gate”. Questo termine è emerso a seguito di segnalazioni che accusavano alcune pastaie di vendere prodotti industriali spacciandoli per artigianali. La polemica ha messo in luce non solo la questione della qualità dei prodotti, ma anche la mancanza di normative che regolamentassero il lavoro delle “sfogline”, figure centrali nella tradizione gastronomica pugliese.
Recentemente, il Comune di Bari ha finalmente introdotto delle norme per la regolamentazione della professione delle pastaie. Queste nuove disposizioni sono state sollecitate dalle stesse lavoratrici, desiderose di lavorare in un contesto più sereno e conforme alle leggi. Durante un incontro tenutosi presso la Sala Odegitria della cattedrale, rappresentanti del Comune, dell’ASL e di varie associazioni hanno discusso le nuove linee guida. Pietro Petruzzelli, assessore comunale allo sviluppo locale, ha sottolineato l’importanza di valorizzare le tipicità enogastronomiche del territorio, garantendo al contempo la tutela degli aspetti igienico-sanitari.
Con l’introduzione di queste norme, le pastaie diventeranno ufficialmente Operatrici del Settore Alimentare (OSA). Ciò comporta l’obbligo di registrazione dell’impresa domestica e il rispetto delle normative igienico-sanitarie. Le pastaie dovranno implementare un sistema di autocontrollo semplificato secondo il protocollo HACCP, gestire i rifiuti e garantire che la preparazione della pasta fresca avvenga esclusivamente all’interno dei locali autorizzati. Questa regolamentazione non solo mira a tutelare la salute pubblica, ma anche a preservare l’autenticità di un prodotto simbolo della cultura gastronomica pugliese.
La regolamentazione rappresenta un passo significativo verso la valorizzazione della tradizione culinaria di Bari. Le nuove norme non solo garantiranno la qualità dei prodotti offerti ai turisti, ma contribuiranno anche a creare un ambiente di lavoro più sicuro e professionale per le pastaie. Questo processo di emersione del lavoro “in nero” è fondamentale per riconoscere e tutelare un’attività che, sebbene storicamente tollerata, necessitava di un quadro normativo chiaro.
La speranza è che queste misure possano rafforzare l’identità gastronomica di Bari e attrarre un numero sempre maggiore di visitatori, desiderosi di assaporare le autentiche orecchiette pugliesi.