La sicurezza alimentare: pasta e riso riscaldati sotto esame

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Il fenomeno della sindrome del riso cotto

Negli ultimi tempi, il social media TikTok ha lanciato un allerta riguardo alla cosiddetta “sindrome del riso cotto”, un tema che ha suscitato un acceso dibattito sulla sicurezza alimentare. Ma cosa si cela realmente dietro a questa affermazione? La questione riguarda principalmente il consumo di pasta e riso riscaldati, che, se non trattati correttamente, possono comportare rischi per la salute.

La scienza dietro il rischio

Nel 2008, un caso riportato dalla rivista scientifica Journal of Clinical Microbiology ha messo in luce i pericoli legati al consumo di alimenti amidacei riscaldati.

Un giovane studente di Bruxelles è deceduto dopo aver mangiato spaghetti preparati cinque giorni prima. Questo tragico evento ha attirato l’attenzione dei media e ha portato a una sensazionalizzazione della questione. Tuttavia, gli esperti hanno chiarito che la causa della morte è stata un’intossicazione alimentare provocata dal batterio Bacillus cereus.

Come prevenire l’intossicazione alimentare

Il Bacillus cereus è un batterio comune che si trova nel terreno e negli alimenti amidacei.

Le spore di questo organismo, che sono innocue nella loro forma dormiente, possono germinare e produrre tossine quando gli alimenti vengono cotti e poi lasciati a temperature pericolose. Secondo il dottor Donald Schaffner, esperto in scienze alimentari, le spore iniziano a germinare quando il cibo rimane a una temperatura compresa tra i quattro e i sessanta gradi Celsius. Per evitare la crescita di batteri, è fondamentale mantenere gli alimenti fuori da questo intervallo di temperatura per più di quattro ore.

La soluzione è semplice: conservare pasta e riso nel frigorifero se non consumati immediatamente. In questo modo, si riduce il rischio di intossicazione alimentare e si garantisce la sicurezza del cibo. È importante educare il pubblico su queste pratiche di sicurezza alimentare per prevenire incidenti spiacevoli.