Secondo l’Associazione Italiana Latto-Intolleranti, da cui l’acronimo AILI, quasi la metà della popolazione del Paese soffre di intolleranza al lattosio. Tale intolleranza può essere genetica, ossia strutturale e dovuta a una carenza di lattasi nell’organismo, o secondaria perché indotta da un particolare stato fisico ( ad esempio, disturbi del tratto intestinale di altro genere).
In entrambi i casi, per evitare spiacevoli sintomatologie, è indispensabile prestare particolare attenzione alla dieta abituale e comprendere quale sia la dose minima di lattosio tollerata dal proprio corpo. L’iter e la cura per l’accertamento di tale intolleranza è, come sempre, un consulto medico e l’esecuzione del test di intolleranza quali breath-test o l’analisi genetica.
A tal proposito, la guida sull’intolleranza al lattosio del sito scientifico Lattendibile.it, tratta nei minimi particolari l’argomento latte e derivati e i rischi di una mancata diagnosi di intolleranza al lattosio.
Di seguito, cosa significa essere intolleranti al lattosio e quale alimentazione adottare.
L’intolleranza al lattosio è l’incapacità di scomporre un tipo di zucchero naturale, chiamato appunto lattosio. Il lattosio si trova comunemente nei prodotti caseari, come il latte e formaggi, e l’incapacità di metabolizzarlo è una condizione che si verifica principalmente in caso di deficienza di lattasi, l’enzima in grado di scindere e digerire il lattosio in glucosio e galattosio a livello intestinale.
L’intolleranza al lattosio provoca di solito sintomi gastrointestinali, come gas, gonfiore e diarrea, in tempi che possono variare da circa 30 minuti a due ore dopo la digestione. I sintomi possono essere sia lievi che gravi, e questo dipende dalla quantità di lattosio consumata e dalla quantità di lattasi effettivamente prodotta da ogni singolo soggetto.
Fortunatamente, per chi soffre di questa particolare condizione, seguire una dieta priva di lattosio può ridurre al minimo la sintomatologia. L’alimentazione senza lattosio è un modello alimentare che elimina o limita l’assunzione di latte e dei suoi derivati, ma deve essere prescritta e intrapresa sotto specifica indicazione del medico, altrimenti potrebbe solo arrecare ulteriori danni.
Infine, l’uso dei probiotici può essere d’aiuto nella protezione della mucosa intestinale, favorendo l’idrolisi del lattosio che dunque viene digerito più velocemente impedendo ai sintomi dell’intolleranza di manifestarsi. I probiotici, organismi viventi già presenti nell’intestino, possono essere integrati tramite l’assunzione di appositi integratori.
Una dieta priva di lattosio è una tipologia di alimentazione necessaria a tutte quelle persone che hanno una particolare sensibilità a questa sostanza.
Fortunatamente, sono molti i cibi che possono essere consumati perché naturalmente non contengono lattosio, tra questi:
È poi necessario fare una distinzione tra alimenti naturalmente privi di lattosio e quelli delattosati, ovvero quei cibi modificati per non essere totalmente privi di lattosio, ma per contenerne una percentuale talmente bassa da non scatenare i sintomi dell’intolleranza.
Sono invece da evitare i classici latte e suoi derivati, eccezione fatta per alcuni formaggi particolarmente stagionati o sottoposti alla pressatura, ad esempio:
Generalmente, tutti questi prodotti caseari sono ricchi di sali minerali e possono essere assunti senza problemi nella dieta priva di lattosio, a meno che non si soffra di una forma particolarmente grave e aggressiva d’intolleranza.
Per quanto riguarda lo yogurt, sono ancora molti i pareri contrastanti sul fatto che la sua assunzione (anche quando non delattosato) sia idonea o meno all’alimentazione di chi soffre di intolleranza al lattosio.