Il giandujotto di Torino punta all’IGP: un passo verso la tutela del dolce piemontese

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Il giandujotto: un simbolo del Piemonte

Il giandujotto, il famoso cioccolatino torinese, è pronto a intraprendere un nuovo percorso per ottenere la denominazione di origine protetta IGP. Questo dolce, che rappresenta un simbolo della tradizione gastronomica piemontese, ha recentemente visto la presentazione di un disciplinare di produzione che ne definisce le caratteristiche fondamentali. La presentazione si è svolta presso l’hotel Best Western Luxor di Torino, alla presenza di autorità locali e rappresentanti del settore dolciario.

Il disciplinare di produzione

Il disciplinare, composto da otto articoli, stabilisce le specifiche relative a forma, colore, odore e sapore del giandujotto. Per essere riconosciuto come IGP, il cioccolatino dovrà rispettare precise indicazioni, come la forma a prisma triangolare con angoli arrotondati, che richiama il cappello della maschera Gianduja. Inoltre, il peso dei giandujotti potrà variare a seconda della modalità di produzione: da 4 a 12 grammi per quelli lavorati a macchina e da 8 a 16 grammi per quelli realizzati a mano.

Le caratteristiche organolettiche

Il giandujotto dovrà presentare un colore omogeneo, che va da sfumature di marrone a marrone/rossiccio, e un sapore inconfondibile, caratterizzato da nocciola tostata, cacao e cioccolato. Al naso, il dolce dovrà rilasciare un intenso aroma di nocciola tostata, cacao e vaniglia, mentre in bocca dovrà risultare morbido e solubile. La ricetta prevede l’uso di nocciola Piemonte I.G.P., zucchero e cacao, con percentuali ben definite per garantire la qualità del prodotto finale.

Le reazioni del settore

La presentazione del disciplinare ha suscitato reazioni miste tra i produttori. Se da un lato c’è entusiasmo per la possibilità di ottenere un riconoscimento ufficiale, dall’altro ci sono preoccupazioni, come quelle espresse da Caffarel, che ha richiesto di registrare la sua invenzione del giandujotto risalente al 1865. L’azienda, di proprietà di Lindt, avrà ora 30 giorni per presentare eventuali opposizioni al Ministero dell’Agricoltura, prima che la questione venga trasferita a Bruxelles per il riconoscimento ufficiale.

Il futuro del giandujotto

Il percorso verso l’IGP rappresenta un’opportunità significativa per il giandujotto di Torino, non solo per tutelare la tradizione dolciaria piemontese, ma anche per promuovere il prodotto a livello nazionale e internazionale. Con un disciplinare chiaro e dettagliato, il giandujotto potrà finalmente ottenere il riconoscimento che merita, consolidando la sua posizione nel panorama gastronomico italiano e contribuendo alla valorizzazione delle eccellenze locali.