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La notizia della chiusura del ristorante Amo, situato all’interno del prestigioso Fondaco dei Tedeschi a Venezia, ha scosso non solo i dipendenti ma anche l’intero settore del lusso nella città lagunare. Questo locale, gestito dalla rinomata famiglia Alajmo, rappresentava un punto di riferimento per la ristorazione di alta gamma, attirando clienti da tutto il mondo. La decisione di chiudere entro settembre 2025, comunicata in modo inaspettato, ha lasciato i venticinque dipendenti in uno stato di incertezza e preoccupazione.
Raffaele Alajmo, uno dei membri della famiglia, ha espresso il suo sgomento per la modalità con cui è stata comunicata la chiusura. Non solo gli Alajmo stavano preparando un nuovo menù per la stagione autunno-inverno, ma avevano anche investito due milioni di euro per un restyling del locale, progettato dall’illustre Philippe Starck. Questo investimento, ora messo in discussione, solleva interrogativi sulla sostenibilità economica del Fondaco dei Tedeschi, che ha visto un calo drammatico delle entrate a causa della pandemia e della diminuzione del turismo internazionale.
La chiusura di Amo non rappresenta solo una perdita per i dipendenti, ma anche un segnale preoccupante per il futuro del settore del lusso a Venezia. Con oltre duecentoventisei lavoratori coinvolti nel Fondaco, la notizia ha generato un clima di ansia e incertezza. Alajmo ha rassicurato i suoi dipendenti, promettendo che nessuno di loro resterà senza lavoro, ma la mancanza di un piano alternativo solleva interrogativi sulla stabilità dell’intero gruppo.
La situazione è ulteriormente complicata dalla crisi del turismo, in particolare quello proveniente dall’Oriente, che non sembra riprendersi rapidamente.
Il Fondaco dei Tedeschi, inaugurato nel 2016 e progettato dall’architetto Rem Koolhaas, ha rappresentato un tentativo di attrarre una clientela altospendente, ma le perdite accumulate negli ultimi anni sono allarmanti. Con un totale di oltre 100 milioni di euro di perdite negli ultimi cinque anni, la chiusura di Amo potrebbe essere solo la punta dell’iceberg per un settore già in difficoltà.
La sfida ora è capire come il mercato del lusso possa adattarsi a queste nuove realtà e quali strategie possano essere adottate per garantire la sopravvivenza delle imprese e dei posti di lavoro a Venezia.