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Il consumo di carne di pipistrello è frequente specialmente nei continenti del Pacifico.
Tuttavia, se in America consumare questo tipo di carne risulta una pratica poco diffusa, alcune popolazioni orientali considerano il pipistrello una vera prelibatezza. Specialmente in Cina, in Thailandia e in Indonesia, la caccia di questi animali a scopi alimentari sta mettendo a rischio intere specie, come quella dei pipistrelli volanti delle Marianne, che sono ormai considerati animali in via d’estinzione. Ciò che incuriosisce, però, è il sapore della carne di pipistrello.
Nella cultura occidentale, il consumo di carne di pipistrello non è assolutamente diffuso, sia per l’aspetto di questi animali, che appare ripugnante e poco appetitoso per la maggior parte della popolazione, sia per problematiche prettamente geografiche: in Europa sono presenti specie di pipistrelli principalmente insettivore e sono, quindi, di dimensioni troppo piccole per essere consumate.
Tuttavia, chi ama viaggiare e conoscere nuove culture, si è sempre domandato quale sapore avesse questa tipologia di carne: innanzitutto, è bene specificare che, nei paesi dove il consumo di pipistrello è molto diffuso, sono utilizzate a scopi alimentari solo le specie frugivore, ossia che si nutrono di frutti, fiori o semi.
L’orrore che la maggior parte delle persone nutre nei confronti di questo tipo di alimento è infatti collegato alle abitudini alimentari di alcune specie di pipistrelli, che si nutrono di carne o di sangue: tuttavia questi animali non vengono assolutamente utilizzati per questi scopi. I pipistrelli frugivori, una volta cotti, hanno un sapore simile a quello del pollo, anche se conservano un leggero retrogusto sapido, tipico della selvaggina.
Il sapore deciso della carne, rende questo ingrediente il protagonista in tutte le ricette a base di pipistrello: le popolazioni che ne fanno uso non tentano infatti di mascherarlo, ma al contrario cercano di abbinarlo a dei sapori che ne possano valorizzare il gusto, mettendolo in risalto nella maniera giusta.
Una delle problematiche principali legate alla cottura di questa carne è l’odore: il pipistrello tende infatti ad emanare un forte odore di urina, che se conservato nella pietanza renderebbe immediatamente il piatto disgustoso e decisamente poco appetibile.
Per questo, nonostante l’eterogeneità culturale dei popoli che consumano questa pietanza, ciò che accomuna tutte le ricette a base di pipistrello è il forte condimento che viene aggiunto in fase di cottura, prettamente costituito da aglio, cipolla e sapori piccanti e spesso si decide di sfumare la carne con alcolici dal gusto forte e deciso, come ad esempio la birra, per cercare di camuffare il più possibile l’odore sgradevole sprigionatosi durante la bollitura.
Le ricette che vengono realizzate con questo tipo di carne sono molte: dalla frittura, che consente di consumare l’intero animale ben cotto, allo stufato di pipistrello, diffuso principalmente nel Sud-est asiatico, dove la carne viene accompagnata da una zuppa insaporita con spezie, latte di cocco ed erbe di vario tipo.
Inoltre, l’elemento che lascia più perplessi gli occidentali, riguarda senza dubbio l’impiattamento: spesso infatti i pipistrelli vengono serviti per intero, testa compresa, all’interno del piatto, restituendo un immagine da brividi, specialmente per i popoli estranei da questa cultura così particolare.
Tuttavia, nonostante le immagini che possono trovarsi in rete, è bene sapere che, nella maggior parte dei piatti a base di pipistrello, la carne viene servita spezzettata e non ricorda minimamente la forma originaria dell’animale.
I pipistrelli sono animali selvatici e per questo il rischio sanitario legato al loro consumo, appare elevato specialmente in quelle zone del mondo che rappresentano la culla per la nascita di patogeni ed infezioni: i pipistrelli rappresentano infatti il serbatoio animale di numerosissimi microrganismi e, per questo maneggiare e nutrirsi della loro carne, aumenta esponenzialmente il rischio di zoonosi, ossia il passaggio di una malattia da una specie animale all’uomo.